Macchina C.1

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GELEM (2011)

Scagliola, vetro, silicone, resina epossidica, metronomi.

Dimensioni variabili.

Installazione sonora.

Realizzato a quattro mani con Marzio Zorio.

Sofonia

Con Gelem (2011) abbiamo dato luogo ad una sorta di rituale ancestrale; i sei vasi messi in cerchio ne sono la componente attiva, le bocche da cui riecheggia forte il ticchettio dei metronomi posti al loro interno; come dei veri e propri cuori, dotati di una propria pulsazione, ognuno ha la propria identità in quanto ogni metronomo è tarato secondo velocità diverse, ma che si vanno ad unificare rendendoli parte di un tutt'uno, suonando all’unisono ogni 12 secondi. La figura centrale, il gelem appunto, materia grezza, embrione, massa ancora priva di forma, come può essere Adamo prima del dono dell’anima, si trova sospeso in passiva attesa. Il caos e l’ordine, che si alternano nei suoni, la circolarità e le trasparenze sono alcune delle caratteristiche principali di quello che per noi è un inno all’esistenza. La migliore fruizione di questo lavoro avviene mettendosi esattamente nel punto in cui si proietta l’ombra della creatura centrale, che permette di sentire le differenti tonalità, eco e direzioni dei battiti, assumendo al contempo un ruolo all’interno di questo processo. Durante la sua presentazione e’ stato anche invitato a improvvisare sulle pareti dello spazio, ispirandosi al lavoro, il giovane poeta torinese Davide Bava.

 

 

With Gelem (2011) we gave life to a sort of ancestral ritual. The six vessels placed in the circle are the active components. These are the mouths from which echoes of ticking metronomes placed inside them, like real hearts with its own pulse, each has its own identity as each metronome is calibrated in accordance with different speeds. But they are then unified to make them part of a whole, played in unison every 12 seconds. The central figure, the gelem fact, raw material, embryo, still formless mass, first gift of the soul, is suspended in passive waiting; chaos and order, which alternate in the sounds, the circularity and transparency are some of the main features which for us is a hymn to life. To get the best out of this work, one should position oneself exactly at the point where it casts the shadow of the central creature, that lets you hear the different tones, echoes and directions of the beats, while assuming a role within this process. During his presentation, the young poet from Turin, Davide Bava, was invited to improvise on the walls of the space, inspired by the work.

 

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